mercoledì 28 settembre 2011

BROMAZEPAM. Un posto dove andare (prima parte)

Emanuele controlla la macchina fuori, ha paura dei divieti di sosta. La ricerca dell’assoluto ha rotto le palle. E’ uno sforzo sovrumano che costringe le persone a posizioni estreme, ad astrazioni ed impegni concettuali che obbligano a fermarsi sul limite delle virtù, a perseguire l’innaturale obiettivo di azzerare i margini di errore, di assumere un punto di vista totale, ricerca di una verità impossibile per una creatura così intrinsecamente parziale come l’essere umano. Chiedere di non sbagliare e di capire tutto, a qualcuno che per sua natura sbaglia di continuo e comprende solo le porzioni di realtà a cui decide di credere. Assurdo.
Davide non usava il termine “intrinsecamente” almeno dal tema dell’esame di stato, ci ride su con una smorfia di leggero disprezzo. Non è l’essere umano che deve diventare assoluto, l’assoluto è il completamento di qualcuno che questa ricerca la fa per riempire un vuoto, arricchire la propria identità, rimediare ad un tormento. L’assoluto è altro dall’essere umano.
Emanuele gira tra le dita l’anello del portachiavi della macchina. Certi esseri umani cercano di essere assoluti, ma non ce la fanno e impazziscono. Un caffè, grazie.
Si vede che è il modo sbagliato di compiere la propria ricerca. Un caffè anche per me.
Rosa aspetta una cioccolata calda. La ricerca dell’assoluto detta così non vuole dire niente. Uno fa una scelta a monte. Decide se ‘sta cosa la vuole cercare dentro o fuori di sé. Se la cerca dentro, come dice Ema, come fanno magari gli artisti, o è abbastanza forte per tutti gli estremi del pensiero o esce fuori di testa.
Ferdinando spedisce due e-mail importanti dal BlackBerry e guarda con finta noncuranza un uomo seduto al tavolo di fronte. È alto, brizzolato, vestito bene. Sfoglia documenti con delle cifre. Chissà che lavoro fa. Beve un succo di frutta. La sapete quella canzone di Neffa? Non mi ricordo come si chiama … però dice “c’è una sola direzione per uscire da qui. Ed è arrendersi incondizionatamente all’amore e dire di sì.” Magari la soluzione è arrendersi ad arrivare fin dove riusciamo, gli esseri umani sono parziali, come dici tu. Se rinunciassimo all’eccellenza ci guadagneremmo. Magari poi è vero che basterebbe arrendersi solo all’amore, forse è l’unica forma di assoluto. Per me un succo alla pera, grazie.
Bella stronzata, pure l’amore. (Rosa)
Non sono d’accordo. Dipende dalla forma d’amore. Se pensi all’amore sentimentale ti do ragione. Ma se pensi all’amore per Dio, o all’amore che Dio dà alle persone secondo i credenti, quella è una forma di assoluto, è la forma di amore assoluto che dice Ferdi. Ti posso chiamare Ferdi? (Davide)
Chiamami Ferdi.
Io non ho trovato nessuna forma di assoluto in grado di aiutarmi. Uno dei caffè è per me, grazie. (Emanuele)
L’altro caffè qui. Se parli così è evidente che hai una necessità da affrontare. (Davide)
Ho lo stesso problema che avete voi. Per te non è un problema avere tutti i giorni paura di morire? (Emanuele)
Beh, ma quella è una causa o un effetto? Cioccolata a me, ti ringrazio tanto! (Rosa)
Ad un certo punto non lo so più. Mi massacro di pensieri, c’è la stanchezza, l’insoddisfazione, poi mi sento i sintomi e non capisco più niente. (Emanuele)
Ah, ma allora è ufficiale, stiamo tirando fuori IL DISCORSO? (Rosa)