giovedì 28 aprile 2011

Nessuna notizia da Roma (seconda parte)

E' che di onestà intellettuale proprio non si può parlare.
Le parole non corrispondono alle intenzioni, i comportamenti non corrispondono alle intenzioni, le stesse intenzioni non corrispondono a sé. Perché tutto può cambiare, le possibilità di scelta coincidono con la mancanza di assunzione di responsabilità e allora, nell'arco di tre giorni, l'attrazione diventa passione per poi svanire nel disinteresse. Dal quale ci si svincola ovviamente sparendo, senza una parola, un segno di attenzione, cura, niente. E' questo che ci mortifica e ci amareggia, essere dimenticati all'autogrill con tuti i bagagli che avevamo, pieni di buoni propositi, affetto, intenzioni, aspettative.
Sembra che ci sia proprio una distanza profonda tra ciò che succede a noi ed al resto del mondo. Quando dico noi intendo me e qualche altro fratello o sorella che ho incontrato qua e là negli anni, nelle curve più imprevedibili del tempo, negli incastri inaspettati del destino o semplicemente alla scuola elementare. Siamo una banda di scappati di casa che vive in affitto e condivide pizza fatta in casa, birra, sigarette, confidenze e risate sguaiate finoltre il cuore della notte.
Ad alcuni di noi capita anche di condividere l'appartamento.

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lunedì 18 aprile 2011

Nessuna notizia da Roma (prima parte)

Penso che la solitudine sia l'unica vera condizione esistenziale di partenza. Da lì in poi, tutto può succedere. Il passato ci insegna che per lo più accadono cose banalmente spiacevoli, che ad un certo punto della vita diventano parte prevedibile di un copione logoro ed abusato.
E' che non c'è più onestà intellettuale. O forse non ce n'è mai stata ma eravamo ancora troppo piccoli o ancora troppo sognatori per rendercene conto.
Laura sta girando un documentario che si chiama "L'Amore fa schifo". Raccoglie storie penose in giro per l'Italia e le assembla per il suo scopo finale, dimostrare tutta la verità che c'è nel titolo.  Io le dò ragione fino a metà: l'amore fa schifo perché le persone che incontriamo ce lo fanno odiare. Ma l'amore di per sé è una miscela meravigliosa, è capace di dare senso e pienezza alla vita, all'esistenza, può risolvere tutto, potrebbe essere l'unico vero lasciapassare per la felicità di questa epoca contemporanea; un'epoca, la nostra, dove le scelte sono molteplici e almeno amarsi non costa nulla. In termini economici, intendo.
---->ascolta qui.

giovedì 7 aprile 2011

RECENSIONI di SALA: "Boris - il film"

Prima del pezzo, un'introduzione. 
Il testo che state per leggere è di un'amica che si intende di cinema.
Partecipa all'atmosfera del Momento Storico Poco Favorevole con le sue impressioni e le sue indicazioni.

Benvenuta Cecil.

Boris sta sempre di fianco a René, stavolta in procinto di fare il grande passo nel cinema d'autore, nella speranza di uscire vivo dall'avventura e dalla televisione. Boris - il film è il ritratto non certo consolatorio di un sistema radio-televisivo che è  specchio di un paese cialtrone e cafone. Come fare a liberarsi del pressapochismo della fiction tivù, se alla fine è l'unico mondo che ti riconosce un qualche tipo di autorità e di rispetto? René lavora in un paese che è ancora convinto di poter dire la propria nel mondo cinematografico, solo perché il Neorealismo sconvolse il mondo più di sessant'anni fa, e perché un italiano riuscì a far morire il western “americano” e quindi è fuori tempo massimo, in un mondo di raccomandati, di gente che campa sui propri mediocri successi passati, sullo sfruttamento delle giovani leve, condannate a uno sconsolante schiavismo. Anche il mondo del cinema d'autore si rivela pieno di insidie, con gli sceneggiatori “laureati” che scrivono il soggetto in un anno, le attrici insicure, le maestranze che si credono maestri e aspettano la luce buona per girare cinque minuti di scena. Dove può rifugiarsi René, dove può trovare la pace e il rispetto di se stesso, se i soldi, le carriere e in un caso il cuore (nel senso letterale) dei suoi collaboratori sono nelle sue mani? Purtroppo per noi il film non è una parodia ben riuscita del mondo cinematografico e di quello televisivo, è una sconsolante realtà. (Cecil) 

mercoledì 6 aprile 2011

Passaggi al Centro/11

A volte penso a quando tutto questo non c'era, quando "Le Bazze" erano solo tre paginette di un racconto scritto con soddisfazione dopo un periodo di massimo sconforto. Poi sono stati i suggerimenti degli altri a spingermi a provare. In quel momento il timore poteva essere quello di non sistematizzare il lavoro, di perdermi per strada. Di fondo, paura dell'inconcludenza.  E invece anche la fase successiva è arrivata a destinazione. Dopo una falsa partenza di qualche tempo fa, che però era una tappa obbligatoria e resta un conto aperto che prima o poi intendo chiudere. A quella storia, a quei personaggi voglio bene. Nonostante tutte le loro imperfezioni, certe loro immaturità; quella storia è stato il primo tentativo di fare le cose seriamente. C'è un titolo che ricorre in questi giorni, ed è un titolo a cui sono affezionato, a suo modo mi ha portato fortuna anni fa, è il titolo della mia prima storia lunga, settanta pagine lanciate allo sbaraglio, senza tecnica, senza riferimenti, senza niente. Il gusto di scrivere secondo una spinta e l'intenzione di dire qualcosa. Quella storia sta chiusa in una busta gialla che mi sono autospedito a casa per tutelare i miei diritti d'autore. Si chiama "Le Distanze Attuali".

On the edge of whatever.