sabato 17 marzo 2012

BROMAZEPAM. Un posto dove andare (sesta ed ultima parte)

Emanuele è toscano, Davide è di Catania, Ferdinando abita a Milano, anche se è nato a Napoli. Rosa è mia amica da anni, è nata e vive a Napoli. Ci vediamo soprattutto quando siamo entrambi a Roma, ci sentiamo tutti i giorni. Fa la commessa in una libreria e la maschera al cinema. Emanuele è un rappresentante commerciale e sta sempre in giro in macchina, Davide vive alle spalle dell’impresa di famiglia; Ferdinando, da dopo la laurea, si occupa di marketing. Vengono da parti diverse d’Italia, ed io non so riprodurre fedelmente le varianti dialettali, quindi piuttosto che scimmiottarle e farlo male, ho riportato solo quelle di cui ero abbastanza sicuro. Per il resto, immaginali parlare come preferisci.  Sono ipocondriaci, frequentano un forum su internet in cui si analizzano le diagnosi e la sintomatologia della malattia del giorno e sono andati a Lucerna per un seminario chiamato “Tecniche innovative di autocontrollo. Sconfiggere gli episodi ansiosi legati alla fobia medica”. Alla fine, il seminario non c’è stato. Una fregatura; questo non lo sappiamo con certezza anche se lo possiamo facilmente supporre. Fino a quel momento, tutti e quattro si conoscevano virtualmente per via di qualche botta e risposta telematico, ma nessuno di loro si era mai incontrato di persona. Dopo un viaggio per alcuni decisamente faticoso (Rosa, ad esempio, è partita da Napoli in pullman e ci ha messo quindici ore. Paura dell’aereo e treni pieni), hanno deciso di dare un senso a tutti i loro spostamenti ed hanno passato il fine settimana insieme.

Fabiana è una ragazza di Roma, capace di essere molto simpatica quanto irrimediabilmente cafona. Lavora per una multinazionale dei detersivi ed era a Lucerna per un meeting aziendale del comparto Europa. Ha passato il fine settimana nello stesso albergo che i ragazzi hanno trovato all’ultimo momento. Le stanze erano tutte sullo stesso piano.

Prima di accettare di raccontare questa storia ci ho pensato un po’, visto che si sarebbe parlato di malattie e della paura di morire. Perché tutto questo spaventa un po’ anche me. A dire il vero, io penso che parlarne troppo porti pure un po’ sfiga. Tant’è.