martedì 26 luglio 2011

Ritorno a Le Bazze (quarta ed ultima parte)


Io lo so che ci ha provato sinceramente. A farsi andar bene il ritorno a casa, la nuova convivenza con mamma e papà, la non-possibilità di raccontare ai vecchi ritrovati amici la sua storia di ricerca ed esperimenti (vecchi amici ormai strutturati su un lavoro sicuro, un progetto di famiglia, qualcuno già con un bambino), e soprattutto la non-possibilità di essere compresa. So che ha provato con impegno ad essere garbata con questo quartiere e questa famiglia che l’hanno protetta e cresciuta. So che almeno per un momento ha considerato davvero, con serietà, senno, sforzo di maturità e giudizio, di tornare alle Bazze e di mettersi finalmente a fare una vita normale. Apprendista parrucchiera al salone della Betty. Segretaria alle assicurazioni di Piazza Bernardo, tutto in regola, messa a libri, e dove lo trovi un posto così al giorno d’oggi? Banconista al CRAI della statale, ma solo per l’estate, per tirar su qualche soldo. Cassiera al bar del Pino, che anche se non fai i caffè impari presto. E poi magari vi prendete una casetta qui vicino, te e il Mauro, il ragioniere della fabbrica lo conosco bene, se il Mauro non trova niente magari lo si sistema alle Ceramiche … oppure puoi sempre cercare qualcosa al LeBazze, che ci son tanti di quei negozi …

E’ l’ingenuità che a volte fa più male. L’ingenuità di genitori rimasti sempre un po’ scollati dalla vita di questa figlia strana e rimasti sempre un po’ attaccati ad un solo modello, il loro. Genitori che ci hanno provato, a capire questa figlia inquieta. E credo che ci proveranno di nuovo, quando lei gliene ridarà la possibilità.
Ci diciamo queste cose, io e la Ziska. Siamo in autogrill, tra poco inizierà ad albeggiare e mancano 50 km a Milano.

“Almeno chiamali i tuoi però.” le dico io.

giovedì 7 luglio 2011

Ritorno a Le Bazze (terza parte)


La Ziska ha sempre odiato tutto questo. Perché, come dicevamo prima, il tempo alle Bazze non passa mai. Certo, io credo che non passi mai per chi morde il freno già di suo, per chi ha l’impazienza di cercare, partire, andare, tornare, fare, disfare. La Ziska è così, legata ad un’inquietudine che a 19 anni l’ha catapultata a Milano. E’ che la Ziska l’inquietudine ce l’ha di carattere. Di fondo è sempre un po’ insoddisfatta, ha bisogno di cambiare ogni quel tanto per sentirsi viva e non appiattita, schiacciata, appesantita dagli schemi, dalla routine. Ziska ha paura della noia. E allora, la risposta è una girandola di eventi. Via dalle Bazze verso Milano. Università: lettere. Primo semestre non ingrana, troppo simile al liceo. Via, si cambia. Rinuncia ufficiale agli studi e oplà, a ottobre dell’anno dopo una nuova sfida, lingue. E poi il lavoro, per non essere troppo legata ai soldi dei suoi e diventare indipendente. Cameriera al bar, al ristorante, nei pub. PR per le discoteche, periodo fighetto. Commessa d’alta moda, accessori, lusso e gioielleria. Showroom della Mercedes Benz. Centralinista per azienda chimica. Maschera al cinema. Donna delle pulizie a insaputa dei suoi. E per finire di nuovo commessa, settore giocattoli e prima infanzia. L’università diventa una vita parallela fatta di battute d’arresto e rilanci. Ad oggi, finalmente, le mancano un esame e la tesi. Sentimentalmente Mauro, il suo opposto. Metodico, preciso, ragionato, creatura di Economia e Commercio. Dolce e simpatico. Quasi bruttino, ma in fondo un tipo. Insomma, tutto questo è la Ziska. 

Che ad un certo punto scopre il teatro e la recitazione. Finalmente un rimedio all’inquietudine. Il palcoscenico come terapia. Banale a dirsi, ma ha iniziato a funzionare. Ed ha iniziato a funzionare talmente bene che dal corso è entrata nella compagnia della scuola, prima qualche spettacolo, poi una piccola tournée, poi una media tournée, poi la grande proposta: lunga tournée di cinque mesi in tutta Italia e qualche punta in Europa, con addirittura un abbozzo di retribuzione, piccola ma esistente, reale. Per Francesca “Ziska” Bertotti delle Bazze di Ravenna, un sogno che si avvera. In più c’è da dire che la Ziska come attrice se la cava davvero: è sanguigna, viscerale, aggredisce il pubblico a colpi di impatti percettivi. Scarica l’inquietudine sulla platea. Questa cosa ci faceva impressione al corso, perché lo vedevamo tutti che c’era un carattere quasi animalesco che premeva per esondare, tracimare, esplodere. Ziska in scena restituiva meglio di tutti noi la carne, le vene, il sangue, le ossa, i garbugli emotivi, l’amore, il sesso, la passione … una specie di sublime disperazione del vivere. Ma la tournée alla fine non è partita e la richiesta di aspettativa al lavoro era già stata accettata. Ha tentato in tutti i modi di barcamenarsi con i soldi che le erano rimasti. Quando li ha finiti, non ha potuto che tornare alle Bazze, almeno per un po’.

sabato 2 luglio 2011

Ritorno a Le Bazze (seconda parte)

Una volta la Ziska mi ha detto che il problema delle Bazze è che qui il tempo non passa mai, non cambia mai niente. Adesso che ci sono stato capisco che è vero. Magari deducendolo da suggestioni innocue, però è sembrato così anche a me. A parte il centro commerciale (che anche lui mostra comunque i segni del tempo, con una struttura architettonica decisamente antiquata e il suo numero ingenuamente esiguo di negozi, trentacinque. Oggi che i centri commerciali di nuova generazione si sfidano a colpi di cento, centocinquanta, duecento negozi a botta), ci sono gli "esercizi commerciali di quartiere" che hanno le insegne tipiche di vent'anni fa. La salumeria, il CRAI, la posta, la Asl, la tabaccheria, il panettiere, il negozietto di abbigliamento che fa il verso alle boutiques del centro ... alle Bazze sembra di essere dentro il 1990. In pieno. E' un po' quella sensazione che si avverte nel transito dalla contemporaneirtà di Milano Nord alla modernità vetusta di via dei Missaglia e tutta Milano Sud. Le Bazze in fondo sanno anche un po' di nostalgico. Qui ti aspetti di sentire dall'autoradio (a cassette) di qualche Fiat Ritmo o Seat Marbella l'ultima canzone di Marco Masini, "T'innamorerai", "Bella stronza" (?!). Dal tv color Mivar del Bar Tabacchi potresti vedere Gianna Nannini ed Edoardo Bennato che aprono i Mondiali con "Notti magiche", non Shakira con "Waka waka".

Visto da fuori, questo incastro del tempo può anche avere il suo fascino, una specie di testimonianza che quel periodo è esistito davvero, è passato da qui e qui si è fermato. Per chi negli anni Novanta aveva dieci anni, come me, è un po' come tornare nei luoghi dell'infanzia, luoghi che sopravvivono incontaminati, sopravvivono nella realtà e non solo nella mitizzazione del ricordo.

Vado via dal set perché.

Il set è gratis.

Mò basta.

Era il sesto (!)

Rispetto chi ne sa più di me.

Comincio con l'OT (!!)

Domani debutto al Quirino.

O è la macchina sulla ghiaia o sta cominciando a piovere.

Puzzo.

Ho fame.

Potevo impiegare meglio il mio tempo.

Davide, Giacomo, Costanza e Thomas. Firenze, 6 Giugno 2011. Mentre giocavano a Roberto Saviano e Fabio Fazio in "Vieni via con me".

venerdì 1 luglio 2011

RECENSIONI di SALA: "I guardiani del destino"

Scordatevi le lunghe vesti bianche che sfumano nella luce soffusa e le grosse ali piumate, gli angeli vestono completi dal taglio sartoriale e il Borsalino d'ordinanza (non puoi farne a meno, credo, se sei appena uscito da set di Mad Men). Questi 007 che hanno in mano il destino degli umani, stanno rimettendo nella giusta traiettoria la carriera di un brillante e giovane politico, la cui irruenza l'ha messo spesso nei guai. Stavolta, per aver mostrato le chiappe alla cena di una confraternita, perde le elezioni; nello stesso momento, però, incontra la donna della sua vita. Il classico colpo di fulmine, che forse solo il cinema sa regalare: la frase giusta al momento giusto, il vestito giusto, la scena giusta. Ma questo “matrimonio” non s'ha da fare, non è nel piano, e allora che fare, come fare a stare lontani se ogni passo li porta sempre uno verso l'altro? È la classica storia romantica, quella che alla fine ti porta a crederci ai “ti amerò per sempre”, ai “non ci lasceremo mai” e “starò con te per sempre”, raccontata però come un film d'azione. A frapporsi fra i due sfortunati amanti infatti, un esercito in doppio petto che può controllare lo spazio e il tempo, e che solo la tenacia, la pietà e l'amore possono sconfiggere. Matt Damon è abituato a correre dai tempi di Jason Bourne, Emily Blunt fa la ballerina, che a quanto sembra ad Hollywood va molto di moda, New York è un palcoscenico magnifico, che sembra incombere sui protagonisti, incapaci di sottrarsi ad un destino già scritto da altri. Ma il film è un meccanismo perfetto, difficile da raggiungere quando si gioca con la fantascienza, ogni pezzo deve combaciare, sennò addio teorie, addio universi paralleli, le regole devono valere sempre, in ogni scena, in ogni inquadratura. E qui ogni cosa regge alla grande. (Cecil)