giovedì 25 novembre 2010

Fumo sigarette spente (prima parte)

Quante volte abbiamo sognato un'automobile lanciata su una strada diretta a portarci da qualche parte.
Quante volte abbiamo immaginato di avere una destinazione precisa, una meta che giustificasse il viaggio e la fatica, la spossatezza, la notte attraversata da cruscotti accesi e abitacoli malamente illuminati.
Quante volte, fermi alla finestra di casa o dell'ufficio, guardando più o meno distrattamente le montagne in fondo all'orizzonte, perchè se in Sicilia ti affacci e vedi il mare qui in Lombardia sono le montagne quelle che vedi...quante volte abbiamo sognato di essere pronti per partire, per cambiare aria, per uscire da noi stessi almeno un po'.


Viaggiare come recupero per l'insoddisfazione, riempire il tempo tra noi ed i nostri giudizi con la parentesi morbida di un "non-avvenimento" (un viaggio), smarrito tra "non-luoghi" (autostrade, autogrill) insieme ad altre piccole luci nella notte, i "non-compagni" del "non-viaggio" (le altre automobili).


Stiamo viaggiando perchè abbiamo finito di lavorare e tutte queste parole sui non luoghi e sulle non cose sono solo briciole di discorsi che abbiamo fatto nelle notti di riprese, nelle albe di convocazioni, nelle giornate intere di primi piani e campi lunghi. Tutte queste parole sui non luoghi e sulle non cose sono solo briciole di discorsi che sto rovesciando io nel vuoto che si è già aperto dentro di me, dentro i miei compagni, tra il muso delle nostre automobili e camion e le strade di quella piccola città in cui abbiamo vissuto in tutti questi giorni di film.

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