martedì 3 maggio 2011

Nessuna notizia da Roma (terza parte)

Prendiamo stipendi da fame e ce la giochiamo sul filo della sopravvivenza. I più fortunati di noi hanno un'automobile, qualcuno un'ambizione. Entrambi sono mezzi per andare avanti. Quasi nessuno ha una situazione sentimentale stabile. Il precariato professionale ed esistenziale ci ha rotto le palle. Comunque, a proposito della distanza. Rio lavora in un negozio di giocattoli, uno di quelli per i bimbi piccoli piccoli, non c'entra niente con quello che ha studiato, ma al netto della crisi siamo d'accordo sul fatto che questo sia l'ultimo dei problemi. I clienti del negozio di Rio sono principalmente famiglie: coppie giovani con bambini appena nati, coniugi sposati da anni con figli quasi adolescenti, insomma quel mercato lì. La struttura tipica della società italiana.
E allora succede una cosa.
Rio osserva queste persone e la sera, quando torna a casa e magari siamo tutti lì da Roque, vero punto di convergenza del gruppo che si sparpaglia nelle zone più disparate della città, ci racconta i clienti che ha incontrato durante la giornata. E a quel punto ci chiediamo dove siano e se ci siano mai stati, per queste persone, sms senza risposta, telefonate che non arrivano, inviti rimangiati o rinnegati strategicamente, e insomma prese in giro di ogni tipo, fantasiose ed arroganti, dichiarazioni sentimentali frettolosamente ritrattate eccetera eccetera eccetera.

and make us accept we tend to lose.