martedì 3 maggio 2011

RECENSIONI di SALA: "Cappuccetto rosso sangue"

La più freudiana della fiabe, con il lupo che mangia la bambina innocente. Metafora scabrosa usata per i bambini, invertita qui nel senso, dove il lupo lo si teme, ma al contempo lo si desidera. Il fascino del proibito, gestito dalla signora Hardwick di “Twilight”, che di coppie strane in biblico fra passione e paura, se ne intende parecchio. Primo tentativo di una Hollywood che si butta sulla fiaba per sfruttarne i lati più dark (in arrivo, oltre ad una Bella e la Bestia stile college-movie, anche Biancaneve e Hansel e Gretel in versione cacciatori di streghe), è un interessante esperimento che coniuga le crinoline con un assaggio di cinema horror. Tutti i passaggi più famosi della storia, dallo scenografico cappuccio rosso, che risalta sulla neve candida, alla nonna che abita da sola nel bosco, agli occhi, le orecchie e la bocca grande, sono sfruttati a dovere, in un contesto narrativo che usa che la celebre fiaba di Perrault come pretesto. Una Cappuccetto forse fin troppo intraprendete e caparbia si barcamena tra omicidi efferati, una famiglia allo sfascio, un matrimonio combinato e il richiamo del pericoloso vero amore. Se a tutto questo aggiungi l'arrivo nel piccolo e soffocante borgo disperso nei boschi di un celebre cacciatore di licantropi, che usa metodi da Inquisizione, si capisce che il celebre avviso di non fermarsi nel bosco a parlare con gli sconosciuti risulta più che mai inutile. Anzi, forse sono proprio gli sconosciuti che non devono fermarsi a parlare con lei.  (Cecil)