sabato 4 giugno 2011

Ritorno a Le Bazze (prima parte)

Ok. La Ziska è rimasta senza soldi. Prima che finisca l'aspettativa al lavoro e torni a prendere lo stipendio, giù le tapparelle, fuori tutto come all'Unieuro e via, si torna a Le Bazze. Che poi è il quartiere alle porte di Ravenna dove la Ziska è nata e cresciuta, ha fatto le medie, le superiori, le risse fuori dal primo centro commerciale della zona (LeBazze, appunto, un Ipercoop e trentacinque negozi aperti nel 1998, orario continuato 8-20. Una rivoluzione futuristica per tutti i Bazzani, dice la Ziska. I primi amori, il motorino, l'incisione dei nomi dei ragazzi sulle panchine con la punta delle chiavi e poi via via i giorni di sega a scuola, le corse verso il mare e più in là verso le prime discoteche ... insomma, il suo quartiere. Della sua città. Che poi, per come la sto descrivendo, vien fuori che la Ziska sembra un po' una creatura a metà tra una selvaggia e una vandala. E' solo un po' trucida e verace, questa Francesca Bertotti di anni 27, detta comunemente "Ziska" per via di sua nonna, di origine svizzera, che da piccola la chiamava, per l'appunto, "Franziska".

E' che Ziska Le Bazze le odia. Ma le odia veramente con cuore, forza e violenza. Alla fine non so perché con tanto accanimento. Forse perché ciò che ci protegge a volte finisce per opprimerci. Forse perché alle Bazze non c'è davvero niente da fare. C'è la fabbrica sullo sfondo, che come a Torino fanno le FIAT e a Sesto San Giovanni facevano l'acciaio, alle Bazze di Ravenna ci fanno le ceramiche. C'è il centro commerciale, ormai da dodici anni, ma le Bazze son sempre quelle. Palazzoni dove vive tanta gente modesta e per bene, mischiata a balordi che campeggiano davanti a certi portoni o dentro quei soliti tre o quattro bar, acquattati a sbrigare i loro traffici dentro vecchie automobili che stanno tirando gli ultimi e che in tutto il resto del paese sono scomparse da anni: qualche Uno, due 127, tre o quattro Tipo, addirittura ogni tanto un'Alfa Sud.