giovedì 7 aprile 2011

RECENSIONI di SALA: "Boris - il film"

Prima del pezzo, un'introduzione. 
Il testo che state per leggere è di un'amica che si intende di cinema.
Partecipa all'atmosfera del Momento Storico Poco Favorevole con le sue impressioni e le sue indicazioni.

Benvenuta Cecil.

Boris sta sempre di fianco a René, stavolta in procinto di fare il grande passo nel cinema d'autore, nella speranza di uscire vivo dall'avventura e dalla televisione. Boris - il film è il ritratto non certo consolatorio di un sistema radio-televisivo che è  specchio di un paese cialtrone e cafone. Come fare a liberarsi del pressapochismo della fiction tivù, se alla fine è l'unico mondo che ti riconosce un qualche tipo di autorità e di rispetto? René lavora in un paese che è ancora convinto di poter dire la propria nel mondo cinematografico, solo perché il Neorealismo sconvolse il mondo più di sessant'anni fa, e perché un italiano riuscì a far morire il western “americano” e quindi è fuori tempo massimo, in un mondo di raccomandati, di gente che campa sui propri mediocri successi passati, sullo sfruttamento delle giovani leve, condannate a uno sconsolante schiavismo. Anche il mondo del cinema d'autore si rivela pieno di insidie, con gli sceneggiatori “laureati” che scrivono il soggetto in un anno, le attrici insicure, le maestranze che si credono maestri e aspettano la luce buona per girare cinque minuti di scena. Dove può rifugiarsi René, dove può trovare la pace e il rispetto di se stesso, se i soldi, le carriere e in un caso il cuore (nel senso letterale) dei suoi collaboratori sono nelle sue mani? Purtroppo per noi il film non è una parodia ben riuscita del mondo cinematografico e di quello televisivo, è una sconsolante realtà. (Cecil)