martedì 26 luglio 2011

Ritorno a Le Bazze (quarta ed ultima parte)


Io lo so che ci ha provato sinceramente. A farsi andar bene il ritorno a casa, la nuova convivenza con mamma e papà, la non-possibilità di raccontare ai vecchi ritrovati amici la sua storia di ricerca ed esperimenti (vecchi amici ormai strutturati su un lavoro sicuro, un progetto di famiglia, qualcuno già con un bambino), e soprattutto la non-possibilità di essere compresa. So che ha provato con impegno ad essere garbata con questo quartiere e questa famiglia che l’hanno protetta e cresciuta. So che almeno per un momento ha considerato davvero, con serietà, senno, sforzo di maturità e giudizio, di tornare alle Bazze e di mettersi finalmente a fare una vita normale. Apprendista parrucchiera al salone della Betty. Segretaria alle assicurazioni di Piazza Bernardo, tutto in regola, messa a libri, e dove lo trovi un posto così al giorno d’oggi? Banconista al CRAI della statale, ma solo per l’estate, per tirar su qualche soldo. Cassiera al bar del Pino, che anche se non fai i caffè impari presto. E poi magari vi prendete una casetta qui vicino, te e il Mauro, il ragioniere della fabbrica lo conosco bene, se il Mauro non trova niente magari lo si sistema alle Ceramiche … oppure puoi sempre cercare qualcosa al LeBazze, che ci son tanti di quei negozi …

E’ l’ingenuità che a volte fa più male. L’ingenuità di genitori rimasti sempre un po’ scollati dalla vita di questa figlia strana e rimasti sempre un po’ attaccati ad un solo modello, il loro. Genitori che ci hanno provato, a capire questa figlia inquieta. E credo che ci proveranno di nuovo, quando lei gliene ridarà la possibilità.
Ci diciamo queste cose, io e la Ziska. Siamo in autogrill, tra poco inizierà ad albeggiare e mancano 50 km a Milano.

“Almeno chiamali i tuoi però.” le dico io.