sabato 2 luglio 2011

Ritorno a Le Bazze (seconda parte)

Una volta la Ziska mi ha detto che il problema delle Bazze è che qui il tempo non passa mai, non cambia mai niente. Adesso che ci sono stato capisco che è vero. Magari deducendolo da suggestioni innocue, però è sembrato così anche a me. A parte il centro commerciale (che anche lui mostra comunque i segni del tempo, con una struttura architettonica decisamente antiquata e il suo numero ingenuamente esiguo di negozi, trentacinque. Oggi che i centri commerciali di nuova generazione si sfidano a colpi di cento, centocinquanta, duecento negozi a botta), ci sono gli "esercizi commerciali di quartiere" che hanno le insegne tipiche di vent'anni fa. La salumeria, il CRAI, la posta, la Asl, la tabaccheria, il panettiere, il negozietto di abbigliamento che fa il verso alle boutiques del centro ... alle Bazze sembra di essere dentro il 1990. In pieno. E' un po' quella sensazione che si avverte nel transito dalla contemporaneirtà di Milano Nord alla modernità vetusta di via dei Missaglia e tutta Milano Sud. Le Bazze in fondo sanno anche un po' di nostalgico. Qui ti aspetti di sentire dall'autoradio (a cassette) di qualche Fiat Ritmo o Seat Marbella l'ultima canzone di Marco Masini, "T'innamorerai", "Bella stronza" (?!). Dal tv color Mivar del Bar Tabacchi potresti vedere Gianna Nannini ed Edoardo Bennato che aprono i Mondiali con "Notti magiche", non Shakira con "Waka waka".

Visto da fuori, questo incastro del tempo può anche avere il suo fascino, una specie di testimonianza che quel periodo è esistito davvero, è passato da qui e qui si è fermato. Per chi negli anni Novanta aveva dieci anni, come me, è un po' come tornare nei luoghi dell'infanzia, luoghi che sopravvivono incontaminati, sopravvivono nella realtà e non solo nella mitizzazione del ricordo.